Giornate del Made in Italy: la tutela inizia dal distretto, il caso Fermano Maceratese
www.TheObservatory.it Agenzia Giornalistica dell'Osservatorio sulla Giustizia. Redazionale del Direttore*.
Redazione centrale – Milano, 17 Aprile 2025. Si chiude oggi la tre giorni celebrativa del Made in Italy, voluta lo scorso anno dal Ministro D'Urso, ma gli eventi collegati all'iniziativa dureranno fino al mese di Maggio. Dieci anni fa, sempre in questo periodo, avevo partecipato attivamente ad un convegno di tecnici per la valutazione complessiva del Made in Italy (vedi LINK), giungendo alla facile e prevedibile conclusione che per difendere le nostre eccellenze non si può generalizzare tutta la tipologia delle numerose variabili che si contraddistinguono su basi territoriali di produzione: i Distretti. Per quanto concerne l'accessorio moda, il Distretto del Fermano Maceratese ha il più alto numero di imprese e maestranze su tutto il territorio nazionale. La fiera internazionale più importante del mondo per questo settore, il Micam di Milano Rho, registra ogni anno il più alto numero di imprese partecipanti che provengono dal Fermano Maceratese più o meno 60 dal Fermano e 40 dal Maceratese. Detto questo bisogna dire che nel corso dei decenni si sono succedute iniziative contrapposte tra politici locali e associazioni di categoria su come procedere per la tutela del distretto. Durante il boom economico degli anni 60/70 le associazioni di categoria erano presenti in minor numero e con minor peso burocratico sulla vita delle imprese, ad esempio a Fermo esisteva solo una associazione degli industriali e dei commercianti, in Corso Cavour, a cui potevano registrarsi sia i produttori di calzature che i loro rivenditori sul territorio provinciale (LINK di pubblicazione bolletta/quota associativa). La Confcommercio ancora non esisteva in queste zone. Era presente, inoltre, solo una associazione di Artigiani, la Confartigianato con sede centrale a Roma e sede Provinciale a Ascoli Piceno, ma era molto staccata dalle realtà produttive di Fermo, Torre San Patrizio, Montegranaro, Porto S. Elpidio, Monte Urano e tutti i comuni più rappresentativi del distretto. Per sintesi arriviamo alla fine degli anni '90 quando Paolo Petrini, l'allora sindaco di Porto Sant'Elpidio, decise in accordo con Civitanova Marche ed altri (pochi) comuni del distretto Fermano Maceratese, di costituire un “Comitato di indirizzo” che venne chiamato per sintesi con un bruttissimo acronimo = “Co.i.co”. Durò poco. Ci provò anche il dottor Mario Spacca a tentare di farlo proseguire ma senza successo. Le problematiche di coesione derivavano dalle troppe burocrazie coinvolte, non solo i Comuni ma anche le Province volevano dire la loro, per di più con la nascita della Provincia di Fermo e di una ulteriore Camera di Commercio. Vi furono vere e proprie guerre territoriali tra le varie confindustrie: epica la battaglia tra U.I.F (la territoriale di Fermo si chiamava in quel periodo Unione Industriali del Fermano) e la Confindustria Ascoli. Fortunatamente la riforma Renzi della metà degli anni '10 del duemila ha permesso di chiudere tutte le dislocazioni provinciali delle Camere di Commercio lasciandone solo una per ogni Regione. Vista la confusione di ruoli e di iniziative, all'inizio del nuovo millennio, precisamente a fine gennaio del 2000, l'Osservatorio sulla Giustizia sotto la mia direzione, ha fondato il primo vero marchio distrettuale: il Made in Fermano Maceratese – Italy, riconosciuto dal Ministero dell'Industria, ora Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Dal 2000 ad oggi, quindi da oltre un quarto di secolo, il marchio Made in Fermano Maceratese è stato sempre operativo e non ha mai avuto alcun contenzioso sulla validità o sulla originalità. Rimane quindi assai difficile comprendere come mai, ancora oggi, alcuni politici locali cerchino, a varie riprese e in vari periodi, di riproporre i più assurdi e improbabili marchi “zonali” che nulla hanno a che vedere con la realtà produttiva territoriale, creando ancora più confusione e preoccupazione tra gli imprenditori che non hanno alcun bisogno di ulteriori burocrazie e disciplinari forzosamente introdotti per la tutela della filiera. Per di più proposte che partono da politici locali che non hanno mai toccato una promonta o un banco dei tagliatori, quindi senza sapere di ciò di cui parlano. Un nuovo consorzio costituito recentemente dal Comune di Monte Urano vorrebbe far riconoscere l'IGP (acronimo di Identità Geografica Protetta) ai prodotti del distretto. Bene, lo si faccia, però NON CON ALTRI MARCHI che creerebbero ulteriore confusione, ma semplicemente aggiungendo la scritta IGP al marchio distrettuale per eccellenza, quello del Made in Fermano Maceratese – Italy, così come illustrato sotto. L'alternativa assai più costosa sarebbe quella di affidare l'identificazione con una etichetta filigranata prodotta dalla Zecca dello Stato con un codice unico matricola per ogni prodotto, come egregiamente illustrato dal brillante servizio del TG1 andato in onda il primo dei tre giorni del Made in Italy, il 15 aprile scorso (scansioni allegate in Rassegna Stampa). Prima di chiudere vi invito a leggere un mio ultimo articolo pubblicato poco prima dell'introduzione dei dazi di Trump LINK
*Dott. Amedeo Recchi (in fotocopertina) direttore di TheObservatory.it agenzia giornalistica dell'Osservatorio sulla Giustizia. Due lauree in giornalismo e fotogiornalismo: semiotica e deontologia la prima; etica e intelligenza artificiale la seconda (magistrale). Iscritto dagli anni '90 all'Ordine dei Giornalisti di Milano. Ha fondato l'Osservatorio sulla Giustizia quando era Coadiutore tecnico al Tribunale di Milano, durante gli anni di “Tangentopoli”. Nato in una delle famiglie imprenditoriali calzaturiere del distretto fermano maceratese è cresciuto a “pane e scarpe” dall'infanzia fino all'adolescenza per poi optare definitivamente per la professione giornalistica. Si è arruolato nel Corpo della Guardia di Finanza nel 1992 subito dopo gli attentati a Falcone e Borsellino, spinto dalla voglia di dare un contributo fattivo alla lotta contro la criminalità organizzata. Invece di fare la tradizionale carriera militare ha optato per la operatività “civile” collaborando professionalmente con alcuni dei più importanti studi legali tributari e finanziari di Milano. Esperto nella tutela dei marchi e nella lotta alla contraffazione, ha portato con successo brillanti operazioni in collaborazione tra l'Osservatorio sulla Giustizia e la Guardia di Finanza riuscendo a ribaltare sentenze in Cassazione a favore della doppia perseguibilità (cumulabile) dei reati di ricettazione (per chi compra), contraffazione e vendita di prodotti con marchio contraffatto (per chi compra per poi rivendere nei lungomari o nei centri storici delle città con più forte appeal turistico ricettivo).
sopra: il Marchio originale Registrato all'inizio del 2000 e riconosciuto dal Ministero delle imprese e del made in Italy
Sotto: la rassegna stampa del 15 Aprile 2025 tratta dal TG1
Quando e se verrà riconosciuto l'IGP occorrerà semplicemente aggiungere l'acronimo al Marchio forte già consolidato Made in Fermano Maceratese – Italy. IGP, come illustrato sotto (rispetto alla seconda di copertina più sopra)
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